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I GUESTZ sono una band hard rock di Roma. Il loro sound sembra sospeso tra gli anni '70 e '80, ma con uno sguardo rivolto anche al filone moderno.
Ho sentito Rob e Jonna, rispettivamente bassista e chitarrista: ecco cosa mi hanno raccontato...
Ho sentito Rob e Jonna, rispettivamente bassista e chitarrista: ecco cosa mi hanno raccontato...
Johnny: Ciao ragazzi, benvenuti! Introducete la band per i lettori di VenomZine...
Rob: Ciao siamo i The GuestZ, una delle pochissime band italiane che suona hard rock senza fronzoli e orpelli, senza capelli cotonati e eyeliner; facciamo quello che in Inghilterra chiamano Classic Rock e lo facciamo al meglio! Oltre a me (bassista) e Jonna (chitarrista), la band è completata da Mimmo God (voce) e Armando Mefisto (batteria).
Rob: Ciao siamo i The GuestZ, una delle pochissime band italiane che suona hard rock senza fronzoli e orpelli, senza capelli cotonati e eyeliner; facciamo quello che in Inghilterra chiamano Classic Rock e lo facciamo al meglio! Oltre a me (bassista) e Jonna (chitarrista), la band è completata da Mimmo God (voce) e Armando Mefisto (batteria).
J.: Prima di suonare assieme avete militato in diversi gruppi di Roma. Come e quando è nata la band?
R.: Io e il vecchio batterista suonavamo insieme da qualche tempo, ma solo in tribute band. Una volta capito (in realtà c'è voluto poco tempo!) che ci piacevano bene o male le stesse cose, abbiamo deciso di metter su un progetto originale. Conoscevo Jonna da parecchio tempo, sapevo che pur suonando in svariate band all'epoca non ne aveva una originale, e l'ho contattato per proporgli la cosa. Non solo mi ha dato l'ok, ma ha anche portato con sè il suo coinquilino di allora, un cantante che si presenta con l’enigmatico soprannome Mimmo God. E' bastata una birra intorno ad un tavolo per decidere le cover con cui iniziare e così è nata la band.
J.: E' singolare e curioso il modo in cui si susseguirono gli avvenimenti che portarono al nome della band, durante la preparazione di uno show già fissato. Raccontateci...
R.: La band è nata proprio quando ero nel pieno dei preparativi del matrimonio, a cui è seguito il viaggio di nozze, il che ha significato che non fossi granchè presente a settembre e ottobre 2006. Nonostante questo, Jonna trovò due date a dicembre, entrambe fissate prima ancora che avessimo un nome e dopo una, forse due prove.
Jonna: Ci capito’ subito una buona occasione per farci conoscere, proprio il giorno successivo a quello che sarebbe stato il nostro show d’esordio, ossia aprire per i Soul Doctor a Stazione Birra, uno dei più imponenti locali non solo di Roma, ma di tutta la penisola! I manifesti erano già stati stampati con le band di supporto, ovvero Markonee + “Guest”, così pensammo fosse carino chiamarci proprio così GUEST! La scelta successiva di aggiungere la “Z” alla fine fu presa per distinguerci dalle decine di band che si chiamavano sia “Guest” che “Guests” e anche perché aveva un tocco di glam che non guastava per niente.
J.: A quali artisti vi ispirate?
R.: Come in tutte le band, le influenze sono varie ma in comune abbiamo la passione sia per l'hard rock anni 80 che per le cose più recenti (specie quelle scandinave). Semplificando parecchio, potrei dirti che siamo da qualche parte tra Airbourne, The Cult e Ac/Dc. Uniamo un impatto musicale abbastanza grezzo e aggressivo ad una ricerca della melodia e del ritornello efficace.
R.: Come in tutte le band, le influenze sono varie ma in comune abbiamo la passione sia per l'hard rock anni 80 che per le cose più recenti (specie quelle scandinave). Semplificando parecchio, potrei dirti che siamo da qualche parte tra Airbourne, The Cult e Ac/Dc. Uniamo un impatto musicale abbastanza grezzo e aggressivo ad una ricerca della melodia e del ritornello efficace.
J.: Quali sono le vostre influenze musicali individuali?
JN.: Anche se gira e molla si finisce sempre lì, con il rock nel cuore, abbiamo influenze piuttosto variegate che convergono sempre a favore del nostro sound per fortuna. Oltre ai mostri sacri quali AC/DC, Motorhead, Van Halen, Motley Crue ecc. ci piace coccolarci con il sound di band nuove e seminuove come Buckcherry, HCSS, The Darkness, Airbourne ed Hellacopters.
J.: Avete pubblicato o realizzato album, EP o demo?
JN.: Nel 2008, cotto e mangiato, siamo riusciti a immortale 5 brani nel nostro EP di esordio, “Not For Money, Just For Glory”, di cui oggi siamo ancora molto, molto orgogliosi e sentiamo addosso il peso per le nuove composizioni, riuscire a superarci sarà un’impresa molto difficile.
R.: il cd è stato registrato al Temple Of Noise Studios dall'ottimo Christian Ice (nome parecchio rinomato a Roma, principalmente per i Prophilax), che ci ha dato anche una bella mano negli arrangiamenti. Sapevamo di aver fatto un buon prodotto, ma la bontà delle recensioni ci ha sorpreso lo stesso. Dopo aver passato un anno a fare concerti, a Roma e in Italia, sono sopraggiunti vari casini personali che hanno parecchio rallentato l'attività, fino a fermarla proprio alla metà del 2010. Solo all'inizio del 2012 ci siamo rimessi in pista, una volta trovato un nuovo batterista (Armando Mefisto, quello attuale) abbiamo fatto qualche concerto per cementare la nuova line up e ci siamo messi a lavorare sui pezzi nuovi che comporranno il nostro primo full length. Oggi siamo tutti e quattro più vicini ai 40 che ai 30, per cui gli impegni quotidiani sono sicuramente maggiori rispetto alle band di ragazzini, ergo stiamo andando parecchio a rilento; comunque abbiamo da parte almeno una dozzina di brani, metà dei quali sono stati già presentati dal vivo.
J.: Come ritenete la scena musicale entro il vostro genere, cosa manca e quale sarebbe la vostra “ricetta” per migliorarla?
JN.: Domanda da un milione di dollari Ah! Ah! Ah! Rispetto ad altre scene musicali, come quella elettrogoth o metal più moderno, la nostra scena tende a circumnavigare sempre gli stessi lidi, dove sono forti i capisaldi anni '80 del genere e difficilmente il pubblico vuole schiodarsi dai soliti cliché. Segno evidente anche quando comincia il DJ set dopo i concerti, la gente si scalda solamente al ritmo di Guns’N’Roses, Motley Crue ed AC/DC. Difficilmente si riesce ad attirare l’attenzione, a meno che non si proponga una show con i fiocchi sul fronte spettacolo e si abbiano dei pezzi davvero coinvolgenti. Tuttavia è bello che ci sia un sottobosco molto folto rispetto a vent’anni fa’, dove con i Jailbreak (la mia prima band), mi sentivo molto solo in questa impresa, intorno a me avevo solo gente che si dedicava al metal (estremo nella maggior parte dei casi) o al prog. Sembrava che l’hard rock non interessasse più a nessuno. Poi c’è stata un’inversione di tendenza, grazie a molte reunion fortunate di gruppi storici e festival che hanno portato nomi importanti sul suolo italico. Fino a 15 anni fa’ sarebbe stata quasi un’utopia vedere sui nostri palchi bands come Ratt, Twisted Sister, Extreme, Blue Oyster Cult, Wasp… La crisi globale comunque sta gambizzando il fenomeno, questo un po’ mi rammarica. Girano meno soldi e la gente tende ad andare sempre meno ai concerti di band sconosciute ed emergenti; i gestori dei locali, dovendo fare i conti a fine mese, tendono ad optare per soluzioni più ovvie ed affidarsi a tribute band o nomi pseudo-famosi per arricchire la programmazione e il loro fondo cassa.
R.: bella domanda, per me la risposta è facile e difficile allo stesso tempo: manca il pubblico. Il che significa che in realtà una ricetta vera e propria non c’è, e che comunque difficilmente saremo noi a cambiare qualcosa. Anche perché la scena romana sembra avere delle caratteristiche costanti nel tempo relativamente alle nicchie di genere: qui da noi la maggior parte dei gruppi rock o fanno hair metal (sono in particolare i più giovani) o rock imbastardito col metal (tipicamente è gente che dopo aver suonato metal per 10 o 20 anni, ha deciso che voleva fare un genere che attirasse più esponenti del gentil sesso, ahahah!). Non si riescono, poi, a trovare punti di contatto con la scena punk – come invece è accaduto in Svezia e accade regolarmente al nord Italia, forse i soli Giuda ci stanno riuscendo. Sintetizzando, dico sempre che la scena romana è fatta di punk e metallari, due mondi totalmente separati o quasi, e gente per certi versi “ibrida” come noi (che poi in realtà siamo 4 metallari, eh) vorrebbe provare a piacere ad entrambe le fazioni ma spesso finisce per non appartenere a nessuna delle due.
JN.: Domanda da un milione di dollari Ah! Ah! Ah! Rispetto ad altre scene musicali, come quella elettrogoth o metal più moderno, la nostra scena tende a circumnavigare sempre gli stessi lidi, dove sono forti i capisaldi anni '80 del genere e difficilmente il pubblico vuole schiodarsi dai soliti cliché. Segno evidente anche quando comincia il DJ set dopo i concerti, la gente si scalda solamente al ritmo di Guns’N’Roses, Motley Crue ed AC/DC. Difficilmente si riesce ad attirare l’attenzione, a meno che non si proponga una show con i fiocchi sul fronte spettacolo e si abbiano dei pezzi davvero coinvolgenti. Tuttavia è bello che ci sia un sottobosco molto folto rispetto a vent’anni fa’, dove con i Jailbreak (la mia prima band), mi sentivo molto solo in questa impresa, intorno a me avevo solo gente che si dedicava al metal (estremo nella maggior parte dei casi) o al prog. Sembrava che l’hard rock non interessasse più a nessuno. Poi c’è stata un’inversione di tendenza, grazie a molte reunion fortunate di gruppi storici e festival che hanno portato nomi importanti sul suolo italico. Fino a 15 anni fa’ sarebbe stata quasi un’utopia vedere sui nostri palchi bands come Ratt, Twisted Sister, Extreme, Blue Oyster Cult, Wasp… La crisi globale comunque sta gambizzando il fenomeno, questo un po’ mi rammarica. Girano meno soldi e la gente tende ad andare sempre meno ai concerti di band sconosciute ed emergenti; i gestori dei locali, dovendo fare i conti a fine mese, tendono ad optare per soluzioni più ovvie ed affidarsi a tribute band o nomi pseudo-famosi per arricchire la programmazione e il loro fondo cassa.
R.: bella domanda, per me la risposta è facile e difficile allo stesso tempo: manca il pubblico. Il che significa che in realtà una ricetta vera e propria non c’è, e che comunque difficilmente saremo noi a cambiare qualcosa. Anche perché la scena romana sembra avere delle caratteristiche costanti nel tempo relativamente alle nicchie di genere: qui da noi la maggior parte dei gruppi rock o fanno hair metal (sono in particolare i più giovani) o rock imbastardito col metal (tipicamente è gente che dopo aver suonato metal per 10 o 20 anni, ha deciso che voleva fare un genere che attirasse più esponenti del gentil sesso, ahahah!). Non si riescono, poi, a trovare punti di contatto con la scena punk – come invece è accaduto in Svezia e accade regolarmente al nord Italia, forse i soli Giuda ci stanno riuscendo. Sintetizzando, dico sempre che la scena romana è fatta di punk e metallari, due mondi totalmente separati o quasi, e gente per certi versi “ibrida” come noi (che poi in realtà siamo 4 metallari, eh) vorrebbe provare a piacere ad entrambe le fazioni ma spesso finisce per non appartenere a nessuna delle due.
J.: Nell'estate del 2008 avete partecipato al “Glam Attakk Festival” a Torino e diviso il palco con dei mostri sacri del glam metal e dell'hard rock. Come avete vissuto quest'esperienza?
R.: Conosco gli organizzatori da almeno 15 anni e varie volte, in passato, sono stato al Glamattakk come spettatore (sia nella versione invernale che quella estiva), per cui è stato facile farci invitare una volta pubblicato l’EP. Dire che abbiamo condiviso il palco con dei “mostri sacri” è un tantino esagerato, anche se stimo moltissimo Hollywood Killerz e Gemini Five.
JN.: Ehm, quali sarebbero questi mostri sacri del glam e dell’hard rock? Ah! Ah! Ah! Ma tu alludevi a noi… giusto! Sì, ci siamo sentiti molto mostri e poco sacri. Faceva un caldo della madonna e feci anche il soundcheck della batteria J. Fu un grande show, dove alla prima canzone feci un volo memorabile sul palco. Fortunatamente non mi sono rotto la schiena, ahahah!
R.: Per quanto riguarda l’esperienza, beh, sono state giornate davvero “memorabili” anche quella prima e quella dopo: all’andata siamo rimasti quattro ore fermi in autostrada a causa di un incidente, e in questo tempo il batterista di allora incontrò per caso della gente che conosceva mentre Mimmo era quasi riuscito a convincere una signora affianco a presentargli la figlia, che a detta della madre era in cerca di un fidanzato serio! Il giorno dopo, come consuetudine del Glamattakk, si fa un bel pranzo con le band “superstiti”, eravamo in un agriturismo in campagna e appena abbiamo finito i primi è venuta giù una grandinata epocale, talmente violenta che sono caduti degli alberi e hanno ostruito l’unica via di uscita. Abbiamo dovuto aspettare che passassero dei trattori per rimuoverli, e nel frattempo abbiamo dato fondo alle riserve di superalcoolici del ristorante!
J.: Ci sono band italiane con le quali avete condiviso le serate che più vi hanno impressionato?
R.: per quanto riguarda i concerti a Roma, cerchiamo sempre di trovare delle band con cui dividere il palco che sappiamo essere valide. Personalmente ho apprezzato molto i “cugini” New Babylon (Jonna suona anche con loro) e i WakeUpCall, che hanno fatto una crescita rispetto agli esordi veramente notevole. Un’altra band con dei pezzi decisamente validi sono gli Stardishwashers.
J.: Avete progetti per il futuro?
R.: Il nuovo disco dovrebbe intitolarsi "A Hopeless Case of Perseverance", un titolo che riflette la nostra attitudine: continuare a fare la musica che ci piace nonostante sia fuori moda, e continuare a pubblicarla (anche) su cd nonostante i tempi siano cambiati. Ci siamo accorti che i testi dell'album sono tutti legati da questo tema, per cui non sarà proprio un concept ma un "themed album". Ancora non sappiamo quando uscirà, vogliamo prima finire una preproduzione fatta bene e poi decidere dove e come registrarlo.
R.: Il nuovo disco dovrebbe intitolarsi "A Hopeless Case of Perseverance", un titolo che riflette la nostra attitudine: continuare a fare la musica che ci piace nonostante sia fuori moda, e continuare a pubblicarla (anche) su cd nonostante i tempi siano cambiati. Ci siamo accorti che i testi dell'album sono tutti legati da questo tema, per cui non sarà proprio un concept ma un "themed album". Ancora non sappiamo quando uscirà, vogliamo prima finire una preproduzione fatta bene e poi decidere dove e come registrarlo.
J.: Quali sono i contatti della band?
R.: perseveriamo nell’avere un sito internet completo, aggiornato e ricco di informazioni, all’indirizzo http://www.theguestz.com, dove trovate anche un fornito store pieno di merchandising: comprate cd e magliette che dobbiamo pagarci il disco nuovo! Siamo presenti anche su vari social network: YouTube: http://youtube.com/theguestz; Facebook:http://facebook.com/theguestz; Twitter: http://twitter.com/theguestz.
JN.: Per ascoltarci potete scegliere Bandcamp: http://theguestz.bandcamp.com/ (trovate i brani dell’ep e potete acquistare gli mp3) e Soundcloud http://soundcloud.com/theguestz (dove trovate svariati brani live, tra pezzi vecchi, nuovi e cover).
J.: Ragazzi, grazie per la disponibilità e buon lavoro!
R. & JN.: grazie a te per l’opportunità e buon lavoro con la webzine!
TRATTA DALL'OTTAVO NUMERO DI VENOMZINE (13 maggio 2015).




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