VenomZine - Intervista: ALCHEMY.

Gli Alchemy sono una band hard rock di Brescia. Il loro sound è derivato da un insieme di influenze provenienti da diverse epoche, ma proprio per questo riescono a contraddistinguersi da altre band che suonano lo stesso genere musicale.
Li ho contattati ed ecco cosa mi hanno raccontato...
Johnny: Salve ragazzi, benvenuti! Presentatevi ai lettori di VenomZine...
Marcello S.: Ciao Johnny! Innanzitutto grazie dell’interesse e della possibilità che ci stai dando. Noi siamo gli Alchemy, band hard rock di origini lombarde, ma ora sparsa un po’ in giro per l’italia e non solo.
Luca: lui è Marcello Spera, alla voce e chitarra ritmica, alla chitarra abbiamo Cristiano Stefana, al basso Matteo Castelli, alla tastiera Andrew Trabelsi e alla batteria ci sono io, Luca Cortesi.

J.: Come e quando è nata la band?
MS.: è cominciato tutto quando ho conosciuto Cristiano, circa 3 anni fa. Abbiamo subito trovato una forte intesa nella composizione, cominciando subito a scrivere dei brani inediti, ma la band dove suonavamo era in una situazione precaria e non siamo mai riusciti a portarli avanti. Abbiamo quindi deciso di ripartire da zero..
L.: ed è un anno fa che Marcello si ricorda di me.. avevamo già suonato insieme, oltre ad aver già arrangiato alcuni inediti quando abitava a Milano. Dopo qualche prova abbiamo avuto la fortuna di reclutare gli altri membri senza troppi problemi, Andrew era un amico di Marcello da tempo e Matteo l’abbiamo trovato con un annuncio su internet.

J.: Il vostro non è un hard rock comune a tanti poiché prende dagli anni '70 fino agli anni '90, con utilizzo di tastiere strings e aggiunta all'occorrenza di arpeggi, che collegano il tutto a generi musicali diversi tra loro.  A quali artisti vi ispirate?
M.S.: I primi 3 nomi che ci vengono in mente, ogni volta che dobbiamo presentarci, sono Bon Jovi, Van Halen e gli Europe: amiamo con tutto il cuore le atmosfere e i suoni degli anni ’80, anche se poi cerchiamo, come hai già sottolineato tu, di mantenere una certa varietà e dare, chiaramente, un’impronta più personale al genere.
Andrew: Immaginiamo di dover creare nuovi sapori e pietanze; perché mai limitarsi a prendere ingredienti di un solo tipo? L’unico aspetto che deve fermarti è la fattibilità di portare tutte le tue creazioni anche live senza essere in 20 su un palco! Ma barriere mentali, quelle mai.
MC: Penso che la cosa su cui siamo tutti d’accordo è il fatto di non sentirsi per forza legati ad un genere o ad un filone musicale. E’ chiaro che l’impronta principale è rivolta all’hard rock e al glam degli anni ’80, anche perché gran parte dei riff sono portati in sala da Cristiano…però ognuno mette in gioco il suo background musicale per aggiungere qualcosa e rendere più saporita la pietanza di cui parla Andrew. Insomma, crediamo di non aderire a nessun clichè, e sono contento che tu l’abbia notato!
J.: Quali sono le vostre influenze musicali individuali?
M.S.: Ecco appunto: nonostante alla fine siamo tutti dei patiti del buon sano hard rock, abbiamo gusti “secondari” parecchio differenti, il che secondo me è solo un bene. Le band da nominare sicuramente, per quanto mi riguarda, sono gli Whitesnake, i Symphony X, i Dream Theater, i Toto, i Gotthard, Ozzy Osbourne e per chiudere in bellezza, Ronnie James Dio.
A: Toto, Genesis, DT, Tower Of Power, John Williams, Michael Bolton, Robbie Williams, Bon Jovi, EW&F
Cristiano: Van Halen, Dokken, Ratt, Journey, Ozzy, Autograph, Police, Bon Jovi, Winger …
Matteo C.: Tra gli album che non mi stancherei mai di ascoltare: Appetite for destruction, Blood sugar sex magik, Iron maiden, How to dismantle an atomic bomb, It’s five o’clock somewhere, Above, Making movies…e un sacco di altra robaccia.
L: principalmente direi Dream Theater, Pantera, Symphony X ma anche Toto, Bon Jovi, Dire Straits, Rush, Police, Deep Purple e chi più ne ha…

J.: In studio, il lavoro che ha dato il “la” alle realizzazioni inedite è stata la demo “Rise Again”. Avete avuto da subito le idee chiare su pezzi già esistenti da elaborare che ognuno di voi ha portato in sala prove o tutto si è manifestato attraverso un'ispirazione improvvisa?
M.S.: Mah, guarda, come ti abbiamo già detto io e Cristiano lavoravamo da parecchio sui brani, e c’era già in progetto di registrarli prima che la band fosse completa. (In realtà avevamo prenotato lo studio perché c’era un’offerta che se no scadeva..)
Ora che mi ci fai pensare, all’inizio il pezzo che è diventato la title track del disco, Rise Again, non era previsto nella tracklist.
A: Per decidere i brani definitivi da inserire nella demo abbiamo pensato di registrare in maniera piuttosto amatoriale tutto ciò che sino ad allora era pronto. Dopo un breve arrangiamento Rise Again è risultata più efficace, più diretta anche in vista di un primo ascolto distratto. Alcohol Symphony e Diablo potrebbero non esserlo per tutti e così la necessità di un brano, fatemi passare il termine, “monolitico” , si faceva sentire.
MC: Forse volevi sapere qualcosa anche sulle modalità di scrittura dei brani! Quando io sono entrato nella band i brani del demo erano già pronti e strutturalmente completi, scritti da Marcello e Cristiano come gran parte dei nostri pezzi. Da subito però l’accordo è stato che ognuno gode della massima autonomia sulla stesura della propria parte, e che l’arrangiamento dei brani è un processo collettivo…nessuno è mai arrivato in sala prove dicendo “ragazzi, questa è la canzone e la fate così”. Credo che questo metodo di lavoro basato sulla collaborazione, che poi è stato utilizzato anche per tutte le canzoni successive, sia fondamentale per aumentare la qualità e la varietà delle soluzioni. In ogni pezzo c’è il consistente contributo di ogni membro della band.

J.: Avete pubblicato o realizzato album o EP?
M.S.: Per ora no, sarà sicuramente il prossimo step: estendere Rise Again con altri 5-6 pezzi, per arrivare all’album di debutto, anche perché quasi tutte le recensioni che abbiamo ricevuto si concludono con: “aspettiamo di sentire il full-lenght!”
Il materiale ci sarebbe già tutto, i soldi un po’ meno!
J.: Nel maggio del 2013 avete vinto il concorso musicale “Bovezzo Let's Rock”, dopodichè arrivarono altre soddisfazioni. Raccontateci...
M.S.: Sicuramente un ottimo inizio! Ci eravamo iscritti quasi per caso, giusto per avere qualche data per cominciare a uscire dopo le registrazioni, e ci siamo trovati sul podio con grande soddisfazione. Quel concorso ci ha aperto le porte per suonare sul palco del Rock Party, senza ombra di dubbio il miglior palco su cui abbia mai suonato.
L.: una data irrinunciabile! E grazie al concorso e ad essa abbiamo ottenuto visibilità e abbiamo lasciato una buona impressione agli ascoltatori, tra cui Stefano Gottardi che si è ricordato di noi in seguito offrendoci la grandissima opportunità di aprire a Don Airey, Tastierista dei Deep Purple... Che serata!

J.: Come ritenete la scena musicale entro il vostro genere, cosa manca e quale sarebbe la vostra “ricetta” per migliorarla?
M.S.: Il tasto dolente. Purtroppo fare musica inedita di questo genere e di questi tempi è parecchio difficile. La maggior parte dei gestori dei locali vogliono solo che tu porti gente che consumi, cosa che chiaramente è 100 volte più facile per una cover o tribute band. Anche perché non ha senso che vengano i miei amici a sentirmi, loro i pezzi li conoscono già, io suono in giro nella speranza di diffondere la nostra musica a persone nuove!
Bisognerebbe un po’ cambiare mentalità, (me in primis eh!) e tentare di aprirsi di piu’ alla musica inedita, invece di rimanere arroccati ad ascoltare quelle 10 band famose.
A.: Manca l’educazione musicale sin dalla tenera età. Educazione musicale non è rappresentabile attraverso la rigidità di un insegnante che a stento cerca di insegnarti ad “emettere” (lontanamente suonare) due note spoglie e fredde con un flauto. Serve l’educazione vista come scoperta e curiosità, la stessa curiosità che dovrebbe spingere tutti noi a cercare, ascoltare suoni nuovi percependo le emozioni che ognuno di essi può dare. Avete presente l’emozione di un bambino che, scartando il suo regalo, inconsciamente sa già che la sua futura esistenza sarà arricchita anche da quello? Diamo un freno alla musica come abitudine e diamole il giusto ruolo di arricchimento personale!
L.: Amen
M.C.: E’ il solito citatissimo cane che si morde la coda: il pubblico spesso preferisce ascoltare musica già familiare, perché è un ascolto meno impegnativo, che non richiede una reale partecipazione, e il gestore del locale (non tutti per fortuna!) asseconda questa situazione dando in pasto al pubblico la solita cover band…mettici poi che in un contesto dove già i gruppi di inediti fanno fatica, il nostro è un genere decisamente fuori moda! Comunque per ora, a forza di sbattersi, qualche piccola soddisfazione ce la stiamo togliendo e qualche fan lo stiamo raccogliendo…speriamo di andare avanti così!

J.: Ci sono band con le quali avete condiviso le serate che più vi hanno impressionato?
MS.: Ecco qui viene l’importanza di suonare inediti, perché la serata di cui ti parleremo non sarebbe mai esistita se avessimo fatto cover. Un mercoledi’ mattina,
riceviamo un messaggio da un ragazzo di un’etichetta discografica, Stefano Gottardi, chiedendoci in tutta tranquillità se volevamo aprire a Don Airey. Ti dico solo che io per 3 giorni ho fatto fatica a dormire per l’emozione, lascio agli altri qualcosa di più preciso sulla serata perchè io devo ancora ripigliarmi!
A: Quando da certi mostri ti aspetti l’arroganza e il senso di superiorità moltiplicato per chissà quanto rispetto a quello che già molte band underground dimostrano, ti rendi conto che ti stai sbagliando. L’ho sentito dire e per ora lo confermo, i grandi della vecchia scuola vivono di musica vera, svolgono un lavoro dignitoso e professionale senza peccare di eccessiva egocentricità.
MC: La dimostrazione che per arrivare a certi livelli e rimanerci per decenni spesso non basta il talento: ci vogliono umiltà, professionalità, amore verso il proprio mestiere, e credo che i membri della band di Don Airey ce l’abbiano dimostrato…oltre ad aver suonato in maniera mostruosa per un’ora e mezza!
J.: Avete progetti per il futuro?
M.S.: Farci conoscere in giro il più possibile, suonare tanto live, partecipando a concorsi che sono secondo me uno dei migliori modi per diffondere musica inedita, mettere su un po’ di soldi per tornare in studio a registrare un album con i contro*****!
A: D’accordo con Marcello...Internet è sicuramente un grande mezzo ma comincia ad essere saturo ed è per questo che difficilmente potrà sostituire un palco vero e proprio!
MC: assolutamente suonare, suonare e suonare! In rete ci sono migliaia di band, pensare di emergere in un magma del genere è un’utopia! Ora stiamo cercando di farci sentire live da più persone possibili e di raccogliere qualche soldo per un futuro album!

J.: Ragazzi, grazie per la disponibilità e buon lavoro!
TUTTI: Grazie a te!

TRATTA DAL QUINTO NUMERO DI VENOMZINE (17 APRILE 2014).

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